Nell’articolo precedente abbiamo trattato i temi dell’appetito, della fame e della sazietà, e di tutti i meccanismi che entrano in gioco per attivare questi segnali.

Sul lato pratico, in realtà, il sistema fame-sazietà può essere illuso dai cosiddetti comfort food: ossia, tutti quegli alimenti molto saporiti e con una densità energetica molto alta (pensiamo ai vari junk food, soft drinks, dolci).

Ma come è possibile?

E’ tutto riconducibile ad una componente del nostro cervello, il sistema di ricompensa (reward system), che raggirerebbe l’insieme di collegamenti tracciati dal sistema fame-sazietà, spingendoci a mangiare cibo poco salutare, semplicemente perché ci appaga, perchè mentalmente ci soddisfa. È qui che dobbiamo lavorare, di conseguenza, a precedere questo meccanismo ed evitare a prescindere determinati alimenti perché non salutari. 

Quando pensiamo ad una dipendenza ci vengono in mente subito la droga, le sigarette, l’alcool. In realtà, esistono anche altre sostanze che potenzialmente possono creare dipendenza al nostro organismo: dalla più legalmente accettata caffeina, ma anche dal cibo stesso. Alcuni studi condotti su animali e uomo hanno dimostrato come, per alcuni soggetti, i centri del piacere e di ricompensa del nostro cervello che sono attivati dal consumo di droghe (come cocaina ed eroina), vengano stimolati anche da determinati alimenti: quelli ricchi in zucchero, grassi e sale. 

Al banco degli imputati troviamo soprattutto lei: la dopamina. È una sostanza che svolge la funzione di neurotrasmettitore e di ormone. Una volta che si è consumato un alimento, o un particolare tipo di piatto, che ha indotto un aumento nella produzione e nella trasmissione di dopamina al centro di ricompensa del nostro cervello, si innescherà l’istinto di volerne mangiare velocemente ancora. 

I segnali del sistema di ricompensa tendono a prevalere su quelli effettivi dei meccanismi di sazietà, buon senso e autocontrollo. In questo modo, è facile finire col mangiare troppo, oppure anche quando non si è affamati. Portato all’estremo, questo è il fenomeno che sta alla base delle abbuffate compulsive.

A livello psicologico si crea una vera e propria dipendenza, che può portare a sintomi di astinenza, ansia legata all’impossibilità di trattenersi e assuefazione. Il continuo aumentare le quantità di cibo finirà con il non appagarli più come prima, e di conseguenza li porterà a mangiare sempre di più. Ovviamente, questo creerà un surplus calorico che si trasformerà molto facilmente in sovrappeso e poi obesità, con tutte le complicanze per la salute ad essa correlate.

Purtroppo, questo tipo di comportamento può essere il preludio a veri e propri disturbi del comportamento alimentare, come il Binge Eating Disorder (BED) oppure la Bulimia Nervosa (BN). In entrambi i casi, si manifesta l’abbuffata compulsiva seguita, nel caso di BED, da senso di colpa o depressione oppure, in caso di BN, da comportamenti purgativi: induzione di vomito, uso di lassativi, eccesso di attività fisica.

Tendenzialmente, le persone affette da dipendenza da cibo hanno perso la loro capacità di controllare l’assunzione di determinati tipi di alimenti. Ciò non si applica a tutti i tipi di alimenti, semplicemente perché non si diventa dipendenti dal cibo in generale. La dipendenza si manifesta con ingredienti ben specifici. Alcuni ricercatori dell’Università del Michigan 1, dopo aver condotto degli studi su un gran numero di persone affette da dipendenza da cibo, sono riusciti a stilare una sorta di classifica degli alimenti che maggiormente causano dipendenza. 

Ecco a voi l’elenco (in ordine):

1- pizza

2- cioccolato

3- patatine nel sacchetto

4- biscotti

5- gelato

6- patatine fritte

7- cheeseburger

8- soft drinks zuccherati

9- torte

10- formaggio

11- bacon

12- pollo fritto

Probabilmente, in questo elenco avete trovato molti dei vostri cibi preferiti. Se pensate di avere una dipendenza per un particolare tipo di alimento, il suggerimento è quello di provare a rimuoverlo completamente dalla vostra alimentazione per un certo periodo di tempo (ca 3 settimane) e poi pensare di reintrodurlo in maniera circostanziata e ponderata 2. Certamente, recuperare da una dipendenza da cibo è molto più difficile che astenersi completamente per esempio dal bere alcool. Questo perchè continuare a mangiare si deve per forza. In casi più estremi (dipendenze da diversi alimenti o veri e propri disturbi del comportamento alimentare), è bene rivolgersi a figure specializzate in questo tipo di problematiche, come il vostro medico, e/o un nutrizionista e/o uno psicologo, che saranno in grado di allenare i segnali di stop al pasto e di ri-allenare agli stimoli della fame.

Bibliografia:

1. Schulte, E.M., Avena, N.M. and Gearhardt, A.N., 2015. Which foods may be addictive? The roles of processing, fat content, and glycemic load. PloS one. 2. Gleeson, M. 2020. Eat, Move, Sleep, Repeat: Diet & Fitness for Living Long & Healthy. Meyer & Meyer Sport.

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