E’ opinione comune includere tra gli effetti indesiderati della caffeina la disidratazione. 

Il concetto nacque da uno studio risalente al 1928 che sottolineò un aumento nel fenomeno urinatorio in individui che avevano consumato bevande contenenti caffeina. Con il diffondersi dell’idea, la reputazione della caffeina come agente diuretico si solidificò. 

Ma la scienza ci dice che le cose sono un po’ più complicate di quanto sembrino. Lawrence Armstrong, professore nel dipartimento di Kinesiologia dell’Università del Connecticut e direttore del Laboratorio di Human Performance, ha dichiarato che un piccolo aumento nella perdita urinaria ha poco a che fare con un effetto sistemico di disidratazione. Infatti, un qualsiasi aumento nel consumo di liquidi porterà per forza ad un aumento della minzione. 

Di conseguenza, Armstrong ha dichiarato: “se bevi un litro di acqua e la minzione aumenta, non vuol dire che devi smettere di bere acqua”. 

Nel 2005, Armstrong ed il suo team di ricercatori 1 si sono proposti di mettere a tacere questo mito. Perciò, hanno regolarizzato le diete di 59 uomini sani per 11 giorni, integrando al loro quotidiano consumo di caffeina, una dose appropriata correlata al loro peso corporeo. Il dosaggio è stato somministrato due volte al giorno in capsule. Per determinare lo stato di disidratazione, i ricercatori durante tutto lo studio hanno analizzato 20 diversi biomarker dell’idratazione, come per esempio il volume delle urine ed il bilancio fluidi-elettroliti. 

Mentre studi precedenti avevano investigato gli effetti della caffeina su brevi periodi di tempo, lo studio di Armstrong era il primo a valutare il consumo di caffeina per un periodo di tempo continuativo superiore alle 24 ore. Lo studio ha rivelato che gli indicatori di idratazione, incluso il volume delle urine, erano simili per tutti i gruppi di trattamento, concludendo che la caffeina non ha alcuna relazione con una possibile disidratazione dell’organismo, quando confrontato con il gruppo di controllo (partecipanti che ricevettero il placebo), qualsiasi sia la dose somministrata.  

Un altro studio, stavolta datato 2014 e proveniente dall’Università di Birmingham 2, ha dimostrato che 50 volontari, di sesso maschile ed abituali bevitori di caffè, sono stati divisi in 2 gruppi: il primo gruppo ha bevuto 4 tazzine di caffè per un totale di 200 ml per 3 giorni, mentre l’altro gruppo ha assunto la stessa quantità nello stesso tempo, ma di acqua. Attività fisica, dieta e consumo di liquidi sono stati controllati per l’intera durata del trial. Dopo dieci giorni di wash-out i gruppi sono stati invertiti, ed alla fine del test, in entrambe le fasi, i ricercatori non hanno riscontrato alcuna differenza significativa nel bilancio idrico, nel volume delle urine e nel flusso ematico tra i bevitori di caffè e quelli di acqua. 

Una volta sfatato questo mito, bisogna tenere presente gli effetti indesiderati della caffeina che abbiamo riportato nell’articolo che trovate alla sezione “Sport > Caffeina e sport”. Dosi letali di questa sostanza sono stimati attorno ai 10000 mg al giorno, corrispondenti a circa 23 litri di caffè. Ad oggi, sono maggiormente noti gli effetti benefici della caffeina: secondo studi condotti presso la Mayo Clinic, il chicco di caffè rimane uno degli antiossidanti più potenti tra gli adulti. Alcuni studi hanno dimostrato che alcune sostanze presenti nel caffè sono in grado di fornire protezione contro il cancro al fegato, prevenire lo sviluppo di diabete tipo 2 e, addirittura, avere effetti positivi sulla salute cardiovascolare.  

Bibliografia:

1. Armstrong LE, Pumerantz AC, Roti MW, Judelson DA, Watson G, Dias JC, Sökmen B, Casa DJ, Maresh CM, Lieberman H, Kellogg M. Fluid, electrolyte, and renal indices of hydration during 11 days of controlled caffeine consumption. International journal of sport nutrition and exercise metabolism. 2005. 15(3):252-65.

2. Killer SC, Blannin AK, Jeukendrup AE. No evidence of dehydration with moderate daily coffee intake: a counterbalanced cross-over study in a free-living population. PLoS One. 2014. 9;9(1):e84154.

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